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I videogame e il lavoro di Fabrizio Pennino

In un precedente articolo mi sono chiesto se fosse possibile educare l’Italia all’arte dei videogame e se il sistema educativo italiano fosse stato pronto all’insediamento di questi tra le discipline studiate come in Polonia. Tuttavia, i videogame rappresentano una realtà forte non solo nel mondo della didattica ma anche nel mondo del lavoro.

Per chi è appassionato di videogiochi trasformare una semplice passione in un lavoro potrebbe rappresentare un vero e proprio sogno tutt’altro che irraggiungibile.

Come si può lavorare in questo mondo?

Gli “adetti ai lavori” possono essere suddivisi in due grandi fasce: i creatori del media e i fruitori del media ovvero i creatori di contenuto.

Gli sviluppatori del videogioco sono coloro che rendono possibile la realizzazione del prodotto. Può sembrare dall’esterno che non ci siano tante persone dietro la realizzazione di questi prodotti ma in realtà vi sono tanti ruoli professionali legati a questo mondo. Per ciò che concerne lo sviluppo del prodotto in sé sono presenti il game designer e vari artisti che lavorano su texture e grafiche che sono guidati dell’art-director, i programmatori, i sound designer, lo sceneggiatore di dialoghi e testi, e infine, colui che rappresenta il regista del video gioco, il creative director. Se invece indaghiamo tutta la catena di montaggio non possiamo non menzionare i finanziatori/produttori e gli addetti al marketing.

Vi sono inoltre varie fasi che portano al compimento di questo processo:

  • Il brain storming generale per partorire l’idea del videogioco;
  • La realizzazione di una più demo, ovvero una dimostrazione del prodotto;
  • La produzione di svariate illustrazioni grafiche delle ambientazioni e dei personaggi del videogame, i cosiddetti art-work
  • Il cuore del processo: lo sviluppo del gioco;
  • La fase di marketing e di distribuzione;
  • Infine, un processo postumo all’uscita del gioco: fix di bug e update.

I fruitori del prodotto a loro volta possono essere divisi in tre macrocategorie:

  1. Colore che prima dell’uscita del videogioco verificano la giocabilità e la qualità del prodotto finale: i beta tester.
  2. Coloro che utilizzano il videogioco per creare gameplay, di vario stampo (dimostrativo, ironico o pubblicitario), da trasmettere in live streaming su piattaforme come Twitch, Kick, YouTube o TikTok, o da divulgare come video registrati ed editati per YouTube o Instagram.
  3. Coloro che partecipano a gare, competizioni e tornei locali, regionali, nazionali o internazionali di qualsiasi videogioco online (gli esportsgames): League of Legends, Rocket League, EA FC 24, Scacchi online, Valorant, Counter-Strike 2 e Street Fighter. Shooting games, giochi di calcio, basket e altri sport, giochi di corsa: insomma esiste il campionato o la competizione per ogni videogioco online.

Naturalmente questi tipi di creator e sportivi non fanno che della pubblicità, alle volte pagata alle volte non pagata, alle case produttrici di videogiochi o attrezzature, come tastiere, cuffie volanti, gamepad o joystick.

Una realtà che ha un solo limite, l’immaginazione. Alla fine del 2023, infatti, la “Financial Modeling Word Cup” ha organizzato un torneo di Excel in cui si sfidano 128 giocatori, provenienti da tutto il mondo, che devono superare 5 livelli con problematiche da risolvere legati al programma di casa Microsoft.

Dunque, è chiaro che è possibile e promettente lavorare nel mondo dei videogiochi attraverso vari impeghi e sfruttando quella che è ormai una realtà più che affermata.

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